Il racconto nasce da un’idea dell’associazione “il Canto 31” che aveva organizzato nel 2012 un corso di scrittura creativa condotto dal noto autore Gianluca Morozzi e ospitato nei locali della libreria “Il posto delle Fragole” del libraio Raoul Melotto (purtroppo oggi chiusa). Terminata la fatica chiesero a ognuno dei partecipanti di scrivere un racconto, avente come tema la parola “Rosso”, che sarebbe stato pubblicato nella omonima antologia dall’editore Freccia d’Oro.
Si tratta del mio primo racconto pubblicato e per questo vi sono particolarmente affezionato.
Ne presento alcuni stralci:
“Un pittore girovago che si trattiene qualche tempo in diverse parti d’Italia per trarre ispirazione. La sua è una pittura di buon livello che gli permette di trovare sufficienti acquirenti per vivere dignitosamente. Edoardo ha una personalità complessa e nell’intimità del suo studio conserva una serie di ritratti di ragazze che ha amato e che, ognuna per una ragione diversa, lo hanno lasciato. Nei ritratti, che Edoardo considera perfetti, ha fissato l’essenza vitale delle ragazze. Nell’ultima località dove momentaneamente si è fermato, le dolci e romantiche colline vinicole del Piacentino, conosce una ragazza. I due s’innamorano, ma alla richiesta della ragazza di vedere quei ritratti perfetti, la reazione di Edoardo l’allontanerà da lui. Poi, dopo un messaggio del pittore, gli risponde che ritornerà: Domani sera all’osteria. Prepara lo scodellino… ma anche lei voleva abbandonarlo…”
Locandina della serata organizzata per la presentazione del libro.
Riporto uno stralcio del Terzo capitolo, senza svelare la componente – Gialla? Nera? Rossa? – del racconto.
“Benedetta. Un nome che lo convinse che fosse arrivata come un regalo dal Cielo. Era una bella ragazza, mora con i capelli corti e con gli occhi marroni. Benedetta era una ragazza in carne, ma lei non se ne preoccupava.
“Sono una benedizione abbondante” gli disse quel giorno “e tu puoi avermi tutta.”
Era inverno ed era in Abruzzo. Già da qualche mese Edoardo alloggiava in un piccolo appartamento a Santo Stefano di Sessanio dal quale partiva per lunghe passeggiate durante le quali prendeva appunti e faceva disegni. Ogni tanto utilizzava l’auto portandosi dietro il cavalletto e tutto il necessario per dipingere all’aperto. Alla moda dell’ottocento, diceva. Faceva un gran freddo e si copriva con tutto quello che riusciva ad indossare. Un giorno, mentre stava realizzando un quadro ad olio che aveva come soggetto il paese dopo un’abbondante nevicata, un’auto si fermò vicino alla sua. Conobbe così Benedetta.
“Bellissimo” disse. “Ma dammi retta, rientra. Siamo a -10° e non riesci neanche più a tenere in mano il pennello.” Benedetta lo portò alla sua casa poco distante. Lo scaldò davanti al caminetto con del buon vino Montepulciano e con il suo corpo, fino a che si esaurirono la legna, il vino e il suo desiderio di donna. Benedetta era generosa, aveva molta legna da ardere per i freddi inverni Abruzzesi e aveva una buona scorta di rosso vino locale. Il suo desiderio si spense solo con l’ultimo sorso di vino e quando bevve l’ultima goccia di Edoardo. Ma pensava che la sua generosità non dovesse limitarsi a lui e già al mattino gli preparò le cose da portare via.”.